Riflettere non fa mai male.
Benvenuti nel mio nuovo Blog. Sono benvenuti tutti i viaggiatori. Quelli che si spostano, che varcano le frontiere e capiscono chi le varca. Tratterò di imi- ed emi-grazione, di quello spostarci che ci arricchisce dentro perchè ci permette di diventare più umani, conoscendo man mano, attraverso gli occhi della gente, l'Umanità che siamo, e che scegliamo di essere.
venerdì 6 marzo 2015
venerdì 27 febbraio 2015
Ce La Faranno?
Questione di sguardo dicevo. Di noi che guardiamo e
altrettanto di chi guarda, da dentro quel “costume”.
MODESTIA- è abbassare il tuo sguardo |
Intanto la questione principale che mi sono posta, visitando
ad esempio un paese come il Libano dove la hijad è una consuetudine ma non sempre
un obbligo. Da quello che ho capito io non si tratta solo di uso e costume del
mondo arabo ma è un simbolo che ha varie sfumature di senso. Le donne sposate
lo indossano, per manifestare che sono impegnate, è un po' come per noi avere la
fede al dito... e poi c'è la sfumatura che più è intrisa nella cultura araba
che è quella della modestia, della pacatezza, della non vanità, dell'umiltà- il
dibattito sopra la voglia di rimodernare un costume vecchio come quello della
hijad è in realtà paura della perdita
del senso originario del coprirsi.
Vestire per aggradare Dio e non la sua creazione. |
I fattori dell'incomprensione sono vari, a partire dai
nostri occhi: prima di tutto non ci siamo chiesti perchè, e abbiamo giudicato
senza conoscere: seconda cosa i loro perchè hanno fondamenta con cui, in forme culturali
diverse, concordiamo pienamente.
Ma una cosa ho notato attraversando in scooter senza casco
il sud del Libano, è lampata ai miei occhi come una nota stonata. E da li è
partito il mio interrogarmi. Lungo il ciglio della strada due ragazze coperte
dalla testa ai piedi camminavano. Il loro costume era nei canoni,
apparentemente ligio, alle regole del “bon ton arabo”: ma qualcosa non mi
tornava. La hijad rossa, il trucco pesante, la camminata decisamente provocatoria e sensuale.
“Un mipster è qualcuno che sta al passo delle ultime
tendenze musicali, della moda e dell'arte. Cercano ispirazione nella tradizione
islamica delle scritture sacre, nei libri di conoscenza, nei poeti mistici,
profeti audaci, politici che ispirano gli esseri umani alla ricerca di stati
trascendentali della coscienza. Un mipster ha una identità ironica, che serve
come critica perpetua di se stessi e della società. Un mipster ha una mente
sociale, e il desiderio di un ordine più giusto, una comunità più inclusiva
senza limiti per le categorie razziali...” ma si può stare al passo coi tempi
moderni e rimanere legati al senso originario delle Sacre Scritture così come
furono concepite e vengono ancora largamente interpretate? Alcune donne pensano che si frivolizzi l'uso
del costume islamico mentre altre sono a favore e si identificano con questa
nuova immagine della donna musulmana. Ma c’è davvero un modo di mettere d’accordo
tra loro i fratelli e le sorelle musulmani? Ce la faranno?
Buona strada. Buon viaggio.
martedì 10 febbraio 2015
Auguri BUON PELU' !!!
E ora veniamo a noi, a me, a lui-
E’ con tanto affetto che dedico questo post ad un EssereUmano
che gode della mia stima da molti anni,
e di cui oggi, guarda caso, è il compleanno.
AUGURI PIERO PELU’!
e di cui oggi, guarda caso, è il compleanno.
AUGURI PIERO PELU’!
Allora, se non lo conoscete o siete ancora li che lo
giudicate per il suo cognome corrispondente effettivamente al suo modo di
presentarsi – oh, c’è chi somiglia al suo cane e chi al suo cognome… ve lo
spiego io chi è Piero Pelù . Non perché io lo conosca personalmente ma perché
l’ho seguito per anni, sono cresciuta con lui e l’osservato, anche molto
critica, nel tempo.
Intanto quando i Litfiba non erano nessuno e l’italietta
coltivava mafia questi giovani rocker italiani dovettero emigrare in Francia,
per farsi artisticamente conoscere, dove ebbero parecchio successo. Molti dei
testi che il nostro scriveva erano in italiano, parte in francese. L’italia non
aveva già più posto per le novità e per gli insoliti? Ma soprattutto per chi si
fa delle domande, per chi si chiede PERCHE!?!?
Il suo impegno politico, già manifesto nelle sue scelte
universitarie, e il suo interesse per i diritti umani e dintorni lo hanno
sempre spinto a dichiarare pubblicamente le sue idee, e portarle avanti sotto
le varie forme che la musica e il mondo dello spettacolo permettono. E davvero
non si è mai limitato a fare la rock-star: anzi, a me pare che sia più un piglio
degli ultimi anni. Pelu’ è molto di più di una rock-star.
Il 90% dei testi dei Litfiba denuncia, sostiene, spiega,
ricorda e fa riflettere: nel denunciare le mafie e il potere di stato: una
piccola geniale citazione da “Dimmi il nome”: “Non è la fame ma l’ignoranza che uccide”
coronata da una parolaccia dedicata all’onore e all’omertà già da l’idea del tipo di rock arrabbiato ma attento e impegnato dei
Litfiba. La notte fra il 3 e il 4 giugno 1989 l’Esercito
Popolare di Liberazione cinese reprime nel sangue la protesta di lavoratori e
studenti cinesi di piazza Tienanmen a Pechino, e Piero dei Litfiba lo ricorda ne “Il vento”: “la morte
la porta la libertà e la violenza perderà... ogni gabbia uccide un uomo, ma
la rabbia fa resistere”…in “Africa” recitava: “tu spera solo di non
dover emigrare… (in Euroafrica!!!)”. Mi sovviene “Prima Guardia” che auspica: “trasforma il tuo
fucile in un gesto più civile”… e vogliamo scordarci Louisiana, che parla
dell’atrocità della pena di morte? Ah !!! che cuore in musica…molti ne ricordo ma molti non spazio e tempo per citare. Mi vengono in mente i video dei tour negli anni ancora non
sospetti in cui prendeva parte a congressi per la difesa dei diritti degli
Indiani d’America. Voi direte un rivoluzionario, o un confusionario. Naaa…. A
quell’epoca forse gli piaceva contestare, infilando un profilattico sul
microfono di Enzo Mollica, che anni dopo l’ha intervistato con tanto affetto…
ma no, a conoscerlo Piero Pelù è sempre stato guidato da un filo invisibile
tanto evidente per chi lo guarda da fuori con occhi chiari, come quelli dei centinaia di fan che riescono
a prenderlo per quello che davvero è.
Non credo di avere esulato dal tema educazione se mai a
qualcuno sorgesse il dubbio. Semmai dovremmo interrogarci su quanto potere
hanno il realtà strumenti come la musica e quanto importante sia il messaggio
che veicolano, e mai, MAI soltanto nel mondo giovanile. L'educazione è sempre, e dappertutto.
vi saluto, e saluto Piero agurandogli di continuare a splendere
_SHINE ON_
:*
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